La nostra Vittoria

La nostra Vittoria

Aborto ritenuto. Due parole, e ti crolla il mondo addosso. Il dottore parla, ma non si riesce a sentire una parola, sembra che stia parlando con qualcun altro. “Non a me, non a noi, non può essere vero” è ciò che si pensa appena si realizza che quelle due terribili parole sono la triste realtà. Quel mondo che era già pieno di progetti, di vita, di futuro, in un attimo svanisce. Si precipita in quello che a posteriori abbiamo definito “un pozzo nero” fatto ditristezza, senso di inadeguatezza, buio, vuoto. Ci si sente in colpa per non essere riusciti a portare a termine un percorso che sembra naturale, facile, per il resto del mondo. “Sei
giovane, puoi sempre riprovarci”, “In fondo, era ancora molto piccolo ” sono le parole che le madri interrotte si sentono dire. Ci si sente incomprese, inadeguate, a provare questo dolore che tutti sembrano sottovalutare. Un dolore davvero lacerante. Al papà viene chiesto “Come sta la tua compagna?” e non “Come stai?”,ma anche lui è devastato, non ha provato il dolore fisico (perché sì, abortire fa male) ma quello più profondo, quello dell’ anima lo sente,ed è difficile, perché gli tocca il compito di sostenere la compagna, di farle coraggio, quando, a volte, è proprio lui che dovrebbe essere sostenuto. Intanto i giorni passano, ogni pancione, ogni negozio per bambini, ogni data significativa fa crescere il senso di vuoto. I giorni passano, il dolore no. A volte si allevia, a volte ritorna prepotente, anche sotto forma di veri e propri sintomi fisici apparentemente inspiegabili. Si
sta male, molto male. Ma il mondo intorno non lo sa, bisogna sorridere ed andare avanti. Crediamo che ogni genitore “interrotto” che ha fortemente desiderato, e magari anche atteso da tempo, l’ arrivo di un bimbo, abbia provato queste sensazioni. Come uscirne? Con chi parlarne? A volte, l’ unica cosa da fare è chiedere aiuto e concedersi di essere aiutati. Perché ci sono momenti in cui da soli è veramente difficile trovare le risposte e dare un senso a ciò che ci
capita, soprattutto se questi eventi sono inspiegabili.
Noi, come coppia,ci siamo informati ed abbiamo deciso di percorrere la strada della psicoterapia. Purtroppo in ospedale nessuno ci ha informati dell’ esistenza di associazioni di psicoterapeuti specializzati in questo campo. Crediamo che questo non sia giusto, perché tutti i genitori dovrebbero essere informati ed essere messi nelle condizioni di poter usufruire di questo prezioso aiuto.
Noi ci siamo affidati al centro “il mandorlo” di Torino. Abbiamo intrapreso un percorso di coppia, ma nulla vieta di seguire questo percorso singolarmente.
Ci siamo presi cura del nostro dolore, abbiamo trovato il tempo di fermarci a riflettere e di sentire le nostre emozioni. Non lo nascondiamo: è stato un percorso dolorosissimo, ma necessario. Perché quel bambino c è stato ed ha diritto di essere riconosciuto come individuo, se non dal resto del mondo, almeno dai suoi genitori. Perché i genitori hanno il diritto di dare un senso al loro dolore, di guardarlo in faccia per poterlo superare.
Vorremmo dire a tutti i genitori “interrotti” come noi che da questa brutta esperienza si può trovare la forza di ripartire, con maggior consapevolezza. E vorremmo dire a tutti i medici che si occupano di aborto che il percorso non finisce nel momento dell’ “espulsione”, termine terribilmente drammatico che evoca in un certo senso una liberazione da un “problema”.
Non è così. Ma molti genitori, semplicemente, non lo sanno e questo non è giusto. Tutti hanno il diritto di essere seguiti da professionisti competenti e specializzati. E vorremmo dire alla dottoressa Alessia Nota che è stata un preziosissimo aiuto, la ringraziamo per aver camminato con noi lungo questo sentiero in salita e pieno di ostacoli..e per averci fatto vedere la luce quando eravamo in fondo a questo “pozzo nero”. È stata lei a tenderci la mano, permettendoci così di risalire, poco per volta, con tutte le ferite ed i lividi del caso, lungo le pareti inospitale di questo pozzo.
Insieme, terapisti, medici, genitori, dovremmo comunicare che l’aiuto psicoterapeutico non è un tabù, ma una necessità.
Ci è stata data la possibilità di cambiare i nostri nomi su questo articolo, in virtù del diritto alla privacy. Abbiamo deciso di firmarci con i nostri veri nomi. Siamo Elisa e Daniele, alla ricerca di un bimbo da 5 anni. La nostra bimba si sarebbe chiamata Vittoria. Lei è stata ochissimo fisicamente con noi, ma sarà sempre la nostra Vittoria.
Coraggio genitori, non siete soli!
Elisa e Daniele

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